Vorremmo partire da lontano, perché è così che si fa quando si vuole dare senso a un viaggio. Una scintilla che si accende e illumina, rendendo evidente ciò che non era visibile. Per fare questo prendiamo spunto da un’illustrazione ispirata alla teoria antroposofica della triarticolazione delle piante e dell’uomo – anticipata da Goethe e formulata da Steiner–, secondo cui le tre parti di cui è composta la pianta (radici; fusto e foglie; fiore e frutto) corrispondono alle tre parti in cui si struttura l’uomo (sistema neurosensoriale, cioè il cervello; sistema ritmico, ovvero polmoni e circolazione; sistema del ricambio e membra), ma che nell’uomo sono capovolte, cosicché al cervello corrispondono le radici della pianta e agli organi sotto il diaframma il fiore. Le radici, come il nostro intelletto, scelgono il cibo; il fiore, come i nostri organi, rinnovano la vita.
È un’intuizione che ci permette di capire quale parte della pianta interagisce con le relative parti dell’uomo e ci rende coscienza di ciò che mangiamo e dell’effetto che ciò che mangiamo ha sul nostro organismo. Una prima versione di questa illustrazione è presente nel volume di Udo Renzenbrink Alimentazione e scienza dell’uomo e rende bene quella che è l’essenza di tutto il ragionamento, ovvero l’interconnessione, la simbiosi tra tutto il vivente, uomo o pianta che sia – alla fine tutto è uno – e l’armonia che un approccio equilibrato e consapevole alla natura e a un’alimentazione naturale può restituire.
Alimentazione naturale, quindi. Ma cosa si intende per alimentazione “naturale”? È un concetto ampio che anzitutto vuol dire “nutrirsi”, che è altra cosa rispetto al semplice mangiare, ingerire cibo e riempirsi, e che oltre al cibo ha bisogno di due ulteriori ingredienti: la consapevolezza e il rispetto. Vale a dire la conoscenza e la coscienza di ciò che si mangia e dell’impatto che questo ha sia sul nostro organismo (ovvero come può aiutarci a stare bene con noi stessi, in forma e in salute o, al contrario, come può danneggiarci) che sull’ambiente (che vive di un delicato equilibrio tra tutti gli elementi che ci circondano: terreno, piante, animali, uomo), perché scegliere la giusta alimentazione è anche e prima di tutto un atto d’amore e di vita verso Madre Natura.
Alla base di tutto c’è quindi un elemento imprescindibile, che precede e dà senso a tutto: il nostro “essere”. Ovvero quel bagaglio di informazioni e sentimenti che si possiedono e che ci rendono ciò che siamo, influenzando le nostre necessità e di conseguenza le nostre azioni.
Prendiamo spunto dalla “piramide di Maslow” e osserviamo come i nostri bisogni si articolano in una struttura ascendente, che possiamo rappresentare in una scala di 5 livelli e che rispecchiano il livello del nostro “essere”.
1 Bisogni fisiologici (mangiare, bere, dormire)
2 Sicurezza (fisica, economica, di salute)
3 Appartenenza (famiglia, amici, comunità)
4 Valori (principi che ispirano le nostre azioni, bisogni più interiori)
5 Realizzazione (spiritualità, sviluppo e appagamento interiore)
Consapevolezza Alimentare
Su questo impianto possiamo innestare anche i livelli di consapevolezza alimentare
di Michio Kushi – uno dei padri sacri della macrobiotica –,
così utili per capire e interpretare le nostre abitudini alimentari:
Alimentazione Meccanica
È il livello di nutrizione di chi si alimenta in modo automatico, senza badare più di tanto a ciò che ha nel piatto, senza assaporare il cibo e con il solo scopo di “riempirsi la pancia”.
Alimentazione Sensoriale e Emotiva
Livello che coinvolge esclusivamente i sapori, gli odori, i colori e i sentimenti che l’industria alimentare sa sfruttare molto bene. Seguendo solo ciò che appaga questi sensi si rischia di danneggiare la salute.
Alimentazione Intellettuale e Sociale
Livello basato sulla presa di coscienza che le nostre abitudini alimentari hanno una ricaduta sia a livello globale che personale, e incentrato sulle informazioni “tecniche”, nutrizionali e dietetiche (calcolo delle calorie, quantità di vitamine, sali minerali, fibre, ecc.). È un approccio tipicamente occidentale, che non considera l’individuo nel suo complesso e che non punta al recupero dell’equilibrio, ma all’eliminazione del sintomo.
Alimentazione Ideologica
Livello basato essenzialmente su scelte ideologiche, religiose o etiche. Quest’ultima è sempre più diffusa (nei confronti degli animali o dell’ambiente). È un tipo di scelta che tende a essere dominante, riconducendo ogni scelta alimentare sempre e solo a questo principio.
Alimentazione Libera
È la il punto di arrivo, la tendenza alla quale aspirare. Libera non vuol dire casuale o dettata dalle voglie del momento, ma estremamente consapevole, che ci permette di scegliere il cibo in armonia con l’ordine dell’universo. Per praticarla serve conoscere l’energia del cibo, la stagionalità, i propri bisogni, il proprio posto nel mondo.
Più vicino alla cima della piramide sarà il nostro “essere”,
più ci avvicineremo all’ideale concetto di alimentazione naturale.
L’obiettivo di chi si occupa di alimentazione, a tutti i livelli, da chi produce a chi rivende, da chi distribuisce a chi informa, dovrebbe quindi essere quello di formare il “consumatore” affinché prenda coscienza di sé e passi – appunto – dal “CONSUMO” al “NUTRIMENTO”, accompagnandolo in un cammino attraverso i livelli di consapevolezza e fornendo quei supporti e quelle informazioni necessarie a compiere (e, prima ancora, a voler compiere) un acquisto consapevole.
Tutto questo a vantaggio di tutti, perché da una parte l’acquisto consapevole dà il giusto valore a ciò che è venduto e dall’altra parte dà un vantaggio in termini di benessere e qualità a chi compra.
Ciò che è auspicabile, in primis e per ovvie ragioni per chi si occupa di biologico, è quindi un’apertura totale e un livello massimo di trasparenza. Rendere disponibili, condividere e veicolare tutte le informazioni necessarie a una conoscenza reale dei prodotti, ovvero quel sapere indispensabile a crearsi una consapevolezza evoluta, qualcosa che si spinge oltre la semplice certificazione biologica – necessaria ma non più sufficiente – e entra più in profondità, andando a toccare nel dettaglio la vera natura di un alimento: il tipo di coltivazione, di lavorazione, l’impatto ambientale, sociale ed energetico, l’indice di biodiversità, il valore nutrizionale ma anche quello etico nonché il reale apporto funzionale.
Non esiste, ad oggi, qualcosa di così dettagliato e profondo. È compito nostro, di tutti noi attori del settore, dare forma a uno standard nuovo che renda conto della “qualità reale” di un prodotto. Questa è la direzione del viaggio, spetta a tutti noi, ognuno di noi, dare il proprio contributo per innescare quel circolo virtuoso che ci porterà a un livello più alto, più maturo, traghettandoci in una nuova era “oltre” il biologico. Conosciamo la destinazione, l’itinerario scriviamolo insieme.
Francesco Gallorini