Sabina Bietolini, PhD, biologa nutrizionista
Da alcuni anni si è compreso, sulla base di studi epidemiologici e clinici, che non basta mangiare per stare bene e che il cibo è uno dei fattori più importanti nel determinare il nostro stato di salute o malattia e, nell’età evolutiva, per crescere in modo fisiologico.
Il termine “fisiologico” significa “che permette ai sistemi viventi (cellule, organi, apparati) di funzionare in modo corretto secondo le necessità biologiche, senza produrre scompensi o alterazioni al sistema”. È un aggettivo derivato dalla fisiologia, disciplina che studia le funzioni vitali degli organismi viventi.
Definire una dieta fisiologica
Nella società occidentale moderna, il cibo ha assunto, in realtà, una dimensione principalmente economica, sociale, mediatica, perdendo il suo genuino significato, cioè nutrire il corpo, divenendo sinonimo di gusto, piacere, gratificazione, con l’obiettivo di soddisfare più la psiche che il corpo.
Questa modalità di considerare il cibo viene trasferita anche ai bambini sin dai primi anni di vita, quando sono ancora biologicamente lattanti, ovvero adatti a ricevere il latte della propria madre, che ha composizione, caratteristiche e proprietà nutrizionali ed extranutrizionali che non si trovano in nessun altro alimento esistente in natura.
Secondo la pediatria funzionale (www.sipef.it), modificare il cibo che la natura ha previsto per la crescita e lo sviluppo del nascituro/lattante modifica anche gli effetti che questo produce nel suo organismo in relazione a crescita, sviluppo, difese immunitarie e, quindi, salute.
In sostanza, il cibo non fisiologico può alterare i meccanismi biochimici e le funzioni biologiche provocando scompensi e quindi contribuire all’instaurarsi di malfunzionamenti del nostro corpo a cui può seguire la malattia.
Questo discorso legato al cibo si inserisce in un discorso più ampio che riguarda l’attenzione nel periodo dei primi 1000 giorni, ovvero quel periodo che include gravidanza, allattamento svezzamento ed arriva fino ai 24 mesi, durante il quale si attua, indipendentemente dal nostro volere, l’educazione precoce del sistema immunitario. In altre parole, è un periodo in cui avviene una sorta di “programmazione del software”, il quale reagirà poi, per il resto della vita, in base agli input ricevuti nei primi 1000 giorni.
Alla luce di questa consapevolezza, che la ricerca scientifica ci fornisce attraverso centinaia di pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali, incentrate sull’importanza dei primi 1000 giorni per determinare il futuro di salute o malattia dell’adulto, ricopre un significato particolarmente articolato la dieta, cioè il nutrimento, in termini qualitativi e quantitativi che embrione/feto/lattante riceveranno.
Per sapere quale sia il nutrimento fisiologico, biologico, o per usare un termine molto di moda, “naturale”, occorre valutare alcune variabili biologiche, osservandone le modifiche in senso positivo (salute) e in senso negativo (malattia) col variare degli alimenti assunti dal bambino.
Alcune delle variabili che si osservano in pediatria funzionale sono: fisiologia evolutiva, fisica e psichica; composizione del latte materno; ritmo neuro-ormonale del sistema orto e para- simpatico; equilibrio acido-base; ritmo metabolico circadiano anabolico-catabolico; microbiota intestinale.
Quale dieta scegliere affinchè sia rispettata la fisiologia del feto/lattante?
Le indicazioni nutrizionali proposte da gruppi, associazioni e diverse società (igienista, vegetariana, vegan, steineriana, macrobiotica, ecc.) sono sostenute spesso più da fattori ideologici, etici, ecologici, animalisti che funzionali alla biologia del lattante.
È pienamente condivisibile il fatto che qualsiasi scelta di vita non possa prescindere dall’etica e dal rispetto dell’ambiente in cui viviamo e dei suoi inquilini, umani e non umani, ma è auspicabile che la proposta nutrizionale sia fisiologicamente contestualizzata, seppur in una visione biologica ed evolutiva globale, quindi non settaria, per evitare di incorrere in errori di valutazione con conseguenti danni alla salute, a volte molto gravi, in un bimbo in crescita. Analogo discorso vale per le proposte di alimentazione dettate da “tradizione”, moda, usanze di famiglia, qualora non si basino sulla fisiologia del cucciolo di Homo sapiens.
Occorre peraltro sapere che, in tema di nutrizione, non è possibile applicare i principi della Evidence Based Medicine (Medicina Basata sulle prove) come qualcuno vorrebbe: le variabili in gioco sono troppe.
L’unica possibilità che abbiamo per capire quale sia il cibo “giusto” per la salute di uno specifico bambino è quella di valutarne gli effetti sulle funzioni dell’organismo attraverso i parametri succitati.
Cibo fisiologico e non solo
La consapevolezza dell’influenza del cibo e dell’ambiente nei primi 1000 giorni, insieme a strategie di intervento appropriate, possono avere un profondo impatto sulla crescita e lo sviluppo del bambino, con conseguenze a lungo termine sulla salute futura delle popolazioni in età adulta e di conseguenza sulle condizioni socio-economiche delle nazioni.
Pertanto, più che la componente genetica, è il comportamento nutrizionale, ma anche psichico, emotivo, fisico, culturale, di entrambi i genitori, dal pre-concepimento ai primi due/tre anni di vita del bambino/a, a determinarne il suo stato di salute e benessere psico- fisico e i suoi rischi di malattia, secondo i principi dell’epigenetica. Ovvero, accanto alla genetica familiare, un ruolo determinante è svolto dai fattori ambientali (aria, cibo, attività fisica, psiche, clima, latitudine, altitudine, ecc.) che condizionano la manifestazione delle nostre predisposizioni genetiche.
L’attuale società è tuttavia ancora troppo ancorata a concetti alimentari molto pericolosi: “meglio troppo che poco”, “cibo da adulti il prima possibile”, “praticità ed economicità”, “mangiare un po di tutto”.
Ma oltre un secolo di ricerche e studi sul rapporto cibo e salute ci hanno insegnato che salute e longevità sono collegate più al poco che al troppo, ed anche al qualitativamente buono, spesso lungo da preparare, in forme e modi che variano negli annim, nel rispetto delle necessità fisiologiche.
Il tipo di nutrimento che viene fornito ai bambini a partire dalla gravidanza può modificare in modo rilevante il loro accrescimento staturo-ponderale, lo stato di salute e conseguentemente l’incidenza del rischio di patologie dell’età adulta e infine longevità ed invecchiamento in salute. Infatti i processi di accrescimento, di raggiungimento dell’età adulta e della durata della vita sono strettamente collegati.
Seppure dall’anatomia e dalla fisiologia comparata sappiamo che la velocità di crescita e l’aspettativa di vita sono geneticamente determinate, studi degli ultimi 20 anni ci svelano che possono essere epigeneticamente modificate in buona misura dallo stile di vita. E a tal proposito, la dieta è il nostro “asso nella manica”: assumere cibo più volte al giorno, scegliendone quantità e qualità, ci offre l’opportunità di intervenire costantemente e ripetutamente sulle nostre predisposizioni, favorendo l’instaurarsi di condizioni patologiche oppure preservando un equilibrio fisiologico.
L’alimentazione che si fornisce ad un essere umano, sin dal concepimento, sarà in grado, giorno per giorno, di influenzare il progetto Uomo, ovvero di sostenere la cosiddetta programmazione fetale oppure di costringere il programma a deviazioni dalla norma, con conseguenze diverse a seconda dell’ingerenza di tali perturbazioni.
Ricordare la nostra natura, rispettarla, ritrovare cibi e stile di vita consoni all’Homo sapiens, sono le strategie attraverso le quali possiamo esprimere l’amore verso i nostri cuccioli ancor prima di poterli abbracciare dopo il parto.
I PRIMI 1000 GIORNI
Manuale di nutrizione fisiologica dal concepimento ai due anni di vita
I concetti suesposti sono estratti dal libro “I primi 1000 giorni. Manuale di nutrizione fisiologica dal concepimento ai due anni di vita”, Macro Edizioni, 2021. Autori: la sottoscritta, insieme al pediatra Luciano Proietti, con contributi del pediatra Maurizio Conte e del ginecologo Niccolò Giovannini.
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dott.ssa SABINA BIETOLINI
È Biologa Nutrizionista, con formazione universitaria di terzo livello (Ph.D.) all’Università La Sapienza di Roma dove ha svolto un dottorato di ricerca in Scienze della Salute e ha decennale esperienza di ricerca scientifica in Italia e all’estero; professore a contratto presso l’Università Unicusano.
Direttore del Master 2° livello, unico in Europa, in “Nutrizione Vegetale, Plant-food Nutrition” presso International Medical University Unicamillus;
Responsabile Scientifico, presso l’Università Unicusano, del Master 2° livello “Fitoterapia Applicata”, e dei corsi di perfezionamento “Infiammazione cronica: gestione e prevenzione” e “Cucina Consapevole”, quest’ultimo è il primo corso universitario in Italia che unisce nutrizionisti e chef per proporre un approccio preventivo a tavola.
Si dedica a formazione ed informazione sulla nutrizione preventiva, quale efficace strumento di protezione dal preconcepimento alla senescenza, includendo le fasi importantissime della gravidanza e dello svezzamento, nonché riservando un’attenzione particolare a patologie oncologiche ed autoimmuni.
Ha ideato il progetto NutrireLaSalute® che raccoglie professionisti della salute in vari ambiti di intervento (nutrizionisti, dietisti, fisioterapisti, pediatri, oncologici, odontoiatri, etc.), selezionati in base a competenze aggiornate ed approccio preventivo sistemico ed integrato.
Ha all’attivo decine di pubblicazioni scientifiche ed ha scritto i libri “I primi 1000 giorni”, con il pediatra dr Luciano Proietti, e “Nutri la tua salute”.